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        LA STORIA IN PIAZZA

Per un approfondimento della storia locale

UN GIRO DENTRO LE MURA

Che ne dite di varcare virtualmente questa cortina?
Chiediamo aiuto a cinque autorevoli coratini del primo decennio del ‘600 incaricati di censire il feudo della propria città: il notaio Domenicus Tandoi, Franciscus de Tota, misuratore di territori, il dottor Thomas Angelus Boj, uomo del governo, Lucas Mangione, ricco possidente e l’esperto Carolus De Bianco, anch’egli ricco proprietario e più volte sindaco. Ecco che ci aprono le porte.
Da est attraversiamo la porta vecchia che lambisce il castello, baluardo della difesa cittadina da almeno quattro secoli: vediamo tante case strette tra loro, l’abitato è densamente popolato da millecento fuochi (seimila abitanti circa), l’intricato tessuto urbano è senza soluzione di continuità, non vediamo ampi spazi degni di nota se non quello dietro il castello stesso, quello dinanzi alla chiesa di Santa Maria Maggiore e quello adiacente al convento di San Francesco, dove vivono i monaci della Scarpa.
Si distinguono, tra le tante piccole case su più piani, il nuovissimo palazzo dei Gentile e dei Grifi nei pressi della chiesa parrocchiale, il palazzo dell’Università sulla piazza dietro il castello, mentre si sta ultimando il bel palazzo di Federico Patrono più a ovest. Pochissime le case costruite fuori dalle mura, se ne conta qualcuna vicino la chiesa extra-moenia di San Rocco: il centro con il fossato esterno, le sue robuste mura e le ventiquattro torri distribuite lungo tutti i lati non ha più posto per le nuove abitazioni. Delle sette chiese presenti all’interno, inconfondibile è il profilo della Chiesa Madre con il suo alto campanile a pianta quadrangolare con coronamento piramidale; seguono le chiese di San Francesco, di San Benedetto, del Monte della Pietà, di San Bartolomeo, di Santa Margherita, di Santa Maria Maddalena vicino lo Spitale della Università, ovvero l’ospedale di Santo Stefano adiacente al lato sud delle mura.
Dietro la cortina quindi una comunità laboriosa, affollata e vivace a ricordarci il nostro passato, le nostre origini.

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CORATO E LA LOCAZIONE D'ANDRIA

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Le rappresentazioni grafiche della città di Corato sono davvero scarse e, in prevalenza, di epoca piuttosto recente. Tra le più antiche si annovera quella contenuta nell’Atlante delle locazioni, il più pregevole documento cartografico dell’Archivio di Stato di Foggia risalente alla seconda metà del XVII secolo.

Esso è composto da 28 piante a colori delle locazioni della Regia Dogana della Mena delle Pecore, la magistratura che ebbe il controllo fiscale della pastorizia e dell’agricoltura nelle aree interessate dal fenomeno della transumanza. Questi documenti contengono raffigurazioni stilizzate dei territori destinati a pascolo divisi in locazioni a loro volta ripartite in poste.

La tavola raffigurante la locazione d’Andria vede in evidenza la città circondata da mura a ridosso delle quali si estendono i campi coltivati a vigne ed orti; gli assi viari che si sviluppano dal nucleo urbano conducono alle città più vicine o all’altura su cui si erge Castel del Monte.

Nel sistema stradale che collega le città costiere alle località interne rientra Corato. Il suo centro abitato, al confine con le terre destinate a pascolo puntellate da poste e masserie, è circondato da mura merlate, rinforzate da torri dall’alto zoccolo scosceso e segnate da poche aperture verso il paesaggio esterno. Una grande porta di accesso consente l’ingresso in città: oltre le mura si sovrappongono edifici dai tetti rossi dietro i quali si innalzano i campanili.

Questa immagine, pur servendosi di archetipi figurativi, non solo offre una rappresentazione grafica della città, ma restituisce il sistema paesaggistico e produttivo a cui da sempre Corato appartiene.

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